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Ma rimane il rischio-carta

di Angela Manganaro

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2 Giugno 2009


«Noi ci fidiamo del pc, ma questo mestiere ci ha insegnato a essere scettici. Solo all'atto pratico scopriremo se tutto funziona davvero» dice Carmela Furian, 37 anni, avvocato di Padova, tribunale tra i primi a introdurre gli avvisi di cancelleria per via telematica. Come lei, altri professionisti che hanno sperimentato il decreto ingiuntivo via web in uno dei 12 tribunali oltre Milano in cui è stato avviato il processo civile telematico (in Lombardia entro l'estate dovrebbero partire anche Bergamo, Crema, Cremona e Mantova), toccano con mano problemi pratici e resistenze culturali.
«Le criticità riguardano la produzione dei documenti che accompagnano un atto – dice Furian – e si uniscono al fatto che non siamo tutti tecnologici: ci sono colleghi che non sanno neppure usare Word». Finora le cose hanno funzionato ma quando si potranno avviare on line altri procedimenti, obietta Furian, «sarà difficile coordinare cartaceo e digitale nei processi già aperti. Alla fine temo una suddivisione, come nel '98, tra cause di vecchio e nuovo rito. Dopo di che si spera che il tribunale si doti di un software in grado di ricevere tutti gli atti». Oltre ai dubbi sulla macchina ci sono quelli sull'avvocato. «Anche quando potremo inviare una comparsa online molti di noi vorranno una copia cartacea con timbro». Le abitudini sono dure da cambiare: «In Lombardia c'è stata formazione dei magistrati e i cancellieri mostrano disponibilità - spiega Marco Natola, segretario dell'Ordine degli avvocati di Varese - ma l'avvocato più anziano, nella carta, riconosce parte del proprio sapere. In più, al contrario di altri non siamo mai stati costretti a una rivoluzione digitale, come è accaduto per esempio ai commercialisti».
Nella pratica si tende a tornare al cartaceo. «Il decreto ingiuntivo online funziona bene se si è ricorrente – dice Federico Ranchetti, 42 anni, uno dei 50 avvocati napoletani coinvolti dall'ottobre scorso nella sperimentazione –. Il provvedimento è emanato in 2-3 giorni, prima si aspettava un mese e mezzo. Questo anche grazie a magistrati particolarmente attivi. Il problema però si pone per i convenuti: nel processo telematico non c'è un fascicolo ma gli avvocati devono reperire e visualizzare gli atti. Così, quando si instaura il contraddittorio il procedimento ridiventa cartaceo».
Più a Sud diminuisce l'entusiasmo. «L'utilità pratica è limitata perché per via telematica si può fare solo il deposito del decreto – dice Antonio Cardillo, 49 anni civilista catanese – poi si continua con la carta. A Catania l'accesso ai registri telematici è un mezzo disastro: ti capita di non trovare cause tue e di poter vedere cause di altri. E di scoprire che i computer hanno dati vecchi e/o sbagliati, andare in cancelleria e chiederne la correzione, essere accolti da sbuffi e rimbrotti. La Pec non sanno neanche cos'è. Non si è mai usciti dal cartaceo soprattutto per la scarsa preparazione a gestire questi nuovi strumenti». E continua: «Da poco nelle sezioni staccate del tribunale hanno attivato Polisweb, il servizio di sola consultazione: ma vengono caricati solo i fascicoli nuovi e non quelli pregressi quindi, in definitiva, non serve a nulla».

2 Giugno 2009
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